Keep Moving – La liturgia del corpo.
Nel 1966, il direttore della fotografia Sven Nykvist, parlando della sua collaborazione al film Persona di Ingmar Bergman, sostiene che il primo piano favorisce la rappresentazione dell’inconscio, dell’incomunicabilità che si svela attraverso l’osservazione del corpo. In questo senso, i soggetti dipinti da Bonanni in Keep Moving, diventano espressione di un dramma, personaggi del dramma, trasfigurano in dramatis personae.
Qui l’immagine può svelare il non detto, aprirsi a una serie di condizioni emotive celate nel subconscio e a tematiche nascoste: relazioni sociali, crisi sociale, senso di colpa, sesso, fede.
Estremamente fotografici nella loro immediatezza, i quadri che compongono il lavoro “continuano a muoversi” (keep moving va tradotto letteralmente con “continuare a muoversi”), nella loro titubanza emotiva, in bilico tra due momenti: la stasi fisica, dovuta alla “pietrificazione” data da un evento, un ricordo, un disagio improvvisi e il “movimento dell’anima” in quell’identico stesso attimo, una sorta di “impetus buridaniano” (la medievale “teoria dell’impeto” di Giovanni Buridano: applicando una forza a un corpo, si trasferisce ad esso un impetus che gli permette di continuare a muoversi con la stessa velocità, se non è frenato da ostacoli) di aristotelica ispirazione.